Ho appena terminato la lettura di “L’arte di buttare” di Nagis Tastumi.

Un testo un po’ estremo da cui però, possiamo trarre qualche riflessione.

L’autrice stessa afferma che è difficile, se non quasi impossibile, importare con successo i modelli organizzativi di altre culture. Ciò mi conferma nella convinzione che l’intervento di un professional organizer deve sempre essere ritagliato su misura sul cliente, le sue abitudini, le sue abilità e i suoi obiettivi.

La forma mentale, lo stile di vita, le case, i valori giapponesi sono molto differenti dalle nostre. Anche noi possiamo applicare la regola dei “ tre anni”, se un oggetto non lo abbiamo usato per tre anni consecutivi, è molto probabile che non ci sarà più utile e che possiamo liberarcene cedendolo ad altri, vendendolo, regalandolo….

Il pensiero di maggior interesse del testo è, a mio avviso, che se buttiamo tutto quanto non ci serve più, non ci piace, ingombra la nostra casa e le nostre vite, vedendo la quantità di cose che possedevamo inutilmente e i soldi sprecati, siamo aiutati a sviluppare un nuovo atteggiamento negli acquisti e a riflettere meglio prima di comprare nuovi oggetti. Il buttare contribuisce a creare un acquirente più consapevole.

Questo è lo scopo: spendere soldi ed energie solo per quello che davvero ci serve e ci piace.

P.s. Nella foto ho messo volutamente oltre al libro, un bellissimo vaso che mi regalò venti anni or sono una cara amica giapponese, Masako. Lo conservo nella sua scatolina originale e, perché non sia inutile,  lo tiro fuori ogni anno in primavera (in quell’occasione scrivo anche a Masako per un saluto e per aggiornarci sui mesi trascorsi) e lo espongo per qualche mese su una mensola. Vederlo mi ricorda la nostra amicizia, le esperienze vissute insieme, “mi da gioia” come dice Marie Kondo! Allo stesso modo in cui mettiamo e togliamo le decorazioni natalizie possiamo turnare i soprammobili stagionalmente. Così si evitano case troppo piene o oggetti “dimenticati”.